



Imprenditorialità, valori, empatia, visione e coraggio. È quanto è emerso dal Talk organizzato da Assogemme in collaborazione con Vicenzaoro e Italian Exhibition Group, che si è tenuto sabato 18 gennaio 2025 all’Educational hub. Sono parole chiave emerse nell’ intervista ad Andrea Raselli, per illustrare l’italian touch di un internazionalizzatore convinto .
Andrea Raselli ci accompagna nella sua esperienza, in questo grande ed emozionante viaggio che è stata ed è la sua visione di imprenditore. Il credo, verbo di ciascun illuminato, la profondità di pensiero e la concretezza del coraggio nel provare, nel realizzare e sviluppare mercato. Attraverso il suo racconto di quanto è successo alla storica azienda Raselli Franco, si percepisce tutta la passione e il senso di collegamento che si è venuto a creare con determinazione, studio, ricerca.
Una storia di successo tra italianità e internazionalizzazione
L’intervista a Andrea Raselli, CEO Gruppo Errepi
L’intervento di Andrea Raselli è stato un’occasione preziosa per riflettere sulle sfide e le opportunità che offre il mondo del gioiello oggi. La sua testimonianza ha offerto spunti interessanti su come valorizzare l’italianità, affrontare l’internazionalizzazione e costruire un futuro di successo per il settore. Di seguito alcune note tratte dall’intervista moderata da Raffaele Ciardulli
Quello che voglio chiederti, per cominciare, è uscire un attimo fuori da questa dimensione di understatement e raccontarci qualcosa di te e della tua azienda
La Raselli Franco Spa è nata ad opera di mio padre, nel 1969. È un tipico esempio di imprenditoria in un distretto quello di Valenza, dove una persona come lui che faceva l’orafo e aveva imparato a fare quel lavoro, decide, prima con un amico e poi di continuare in proprio, un’avventura imprenditoriale che noi portiamo avanti ancora adesso. In un primo momento l’azienda si è rivolta al mercato locale, quindi faceva semplicemente il contoterzista per aziende della città, per poi svilupparsi sull’ingrosso. Negli anni ’80 e ’90, l’azienda ha avuto una parentesi di attività nei mercati dell’Est, in particolare in Arabia Saudita. Successivamente, nello stesso periodo, è tornata in Italia, concentrandosi principalmente su alcune esportazioni. In quel periodo, i primi marchi emergenti avevano iniziato a richiedere produzioni realizzate a Valenza.
Io ho vissuto il mondo della gioielleria fin da piccolino, perché a mio padre non piaceva viaggiare da solo quando andava in giro per il mondo a comprare le pietre. E mi ricordo quando avevo 12 anni, lui mi disse: “Andrea mi accompagni? Andiamo a fare un viaggio di due giorni, un fine settimana.” ho risposto: “Sì, vengo subito” e mi immaginavo “bellissimo mi porterà Luna Park, magari mi compra qualche cosa”. Partimmo il venerdì sera rigorosamente post orario lavorativo azienda, atterrammo tardi e il sabato mattina alle 7:30 eravamo da questo suo fornitore e io ho scritto le misure delle pietre su delle bustine di plastica per tutto il weekend. Il viaggio dopo mi sono evoluto, le pietre me l’ ha fatte anche misurare. Però di fatto questo è stato un po’ il mio primo approccio col mondo della gioielleria.
Quando decisi di fare questo lavoro, dopo l’università lui mi disse: “Con me no però eh, troppo facile. Tu entri in azienda, sei il figlio del titolare, quello che ti deve dire qualche cosa non te lo dice perché sei figlio di titolare.. magari quello che ti dice che stai facendo bene anche se stai facendo male, perché sei figlio di titolare.. e poi se litighiamo è un casino. Quindi non va bene, piuttosto vattene da un’altra parte”
Io dissi: “va bene, se devo cercarmi un lavoro, me lo cerco”. E lui dopo un po’ mi disse: “Guarda che se avrei trovato un’azienda e avrei pensato di fare come mio padre fece con me. “ Suo papà faceva le tomaie delle scarpe e ai tempi quando lui voleva avere la sua avventura imprenditoriale gli disse “vorrei fare aprire una piccola azienda” e mio nonno gli disse “benissimo, quanto ti serve?” – “X” “Benissimo. Do questo a te e questo tua sorella, non mi chiedere più niente. Se va male, trovati un lavoro.”
E lui mi disse la stessa cosa “Io ti do X, parti in questa azienda con un socio che rimane,” – due volevano essere liquidati, e lui oltretutto si gestiva la fabbrica- “se però va male guarda che qui non ce n’è più”
Cominciai nel 1998 in un’azienda che faceva medio alta gioielleria di Valenza, in parallelo all’attività di mio padre questo lavoro che adoro, perché poi di fatto è la mia vita. Nel 2001 fondemmo le due società dal primo momento in un punto di vista operativo in una nuovo stabile che costruimmo a Valenza, per poi fonderle a livello societario nel 2006.
L’Asia, il coraggio e l’impresa su nuovi mercati
Era il 2003, 5 anni dopo l’aver iniziato a lavorare nel mondo della gioielleria, decisi di avviare un’attività che non era tanto comune ai tempi. Ritenevo infatti, dal punto di vista vista produttivo, che dovevamo avere una natura anche internazionale. E quindi decisi di partire, prima con un viaggio esplorativo, e poi di fatto andandoci quasi in pianta stabile per almeno 3 anni, in Asia. La decisione fu di aprire uno stabilimento produttivo in Cina, nel 2003-2004. Questa struttura è ancora attiva e, nonostante le sfide iniziali in un contesto cinese diverso da quello attuale, ha portato a tante soddisfazioni. È stata anche un’opportunità per conoscere e apprezzare una cultura che, al tempo, non conoscevo così bene.
Dopo quella parentesi, nel 2006 decidemmo di aprire il mercato dal punto di vista commerciale, e quindi aprimmo la prima filiale commerciale a Parigi che si potesse occupare dello sviluppo commerciale per l’azienda in Francia ma poi prettamente nei versioni più allargati in Europa.Nel 2013, seguendo la stessa strategia, abbiamo aperto una filiale negli Stati Uniti. A quel punto, il mercato europeo era in gran parte coperto e, pur essendoci ancora margini di sviluppo, abbiamo deciso di concentrarci anche sugli Stati Uniti. Tutto quello portò l’azienda uno sviluppo importante, sia all’azienda di Valenza che lo stabilimento produttivo che nel frattempo avevamo duplicato poiché coprivamo anche il mercato locale.
Cosa è successo dopo
Dopo sono successe un mucchio di cose perché in quegli anni ci interrogavamo su che cosa potessimo fare ancora di più e quindi avevamo pensato che un possibile sviluppo potesse essere quello di andare a cercarci delle capacità che noi non avevamo, un saper fare che noi non metrizzavamo, e andarci magari a comprare aziende che facevano determinate tipologie di lavorazione.
Visione di impresa e di sviluppo, l’acquisizione di tecnologie e know how extra
In particolare avviammo 3 operazioni. Una, un’ azienda piccolina con una persona molto speciale che faceva alta Gioielleria in titanio e che aveva sviluppato un saper fare anche abbastanza importante sull’alta gioielleria; una piccola taglieria di pietre preziose e un’azienda che faceva incisioni a mano su oro.
Quindi andando ad integrare le nostre capacità con una finalità molto semplice, che era quella “vado dal mio cliente e ho ancora più possibilità da offrirgli e da fargli vedere”
In Asia, nel periodo 2018-2019, abbiamo incontrato una persona straordinaria che aveva sviluppato tecnologie innovative utilizzando metalli non preziosi, come titanio, tungsteno, fibra di carbonio e meteorite. Insieme a lui, abbiamo deciso di intraprendere una nuova avventura a Taiwan, dove ci occupiamo della produzione a controllo numerico di metalli non preziosi, talvolta combinati con l’oro, per il settore della gioielleria e dell’orologeria.
E la finalità rimane sempre la stessa: vado dal mio cliente, cerco di offrirgli più possibilità, più servizi, più prodotti.
L’inaugurazione arrivò in un periodo non proprio felice perché era il gennaio del 2020.
La forza delle persone nel periodo pandemico
Gennaio 2020 scoppia il Covid e tutto il gruppo, così diversificato, così internazionale, ovviamente si trova di fronte a una situazione in cui una fabbrica chiude, una fabbrica aperta, poi chiude quella che era aperta poi forse riapre l’altra … Dal punto di vista organizzativo fu sicuramente un periodo complesso, dal punto di vista personale, anche – perché la persona che poi aveva creato e guidato quel gruppo con me purtroppo venne a mancare – E in quel momento la mia situazione era quella di dire “cosa succede, mi manca la figura paterna…sarò in grado non sarò in grado”. Devo dire che il ringraziamento va a tutte le persone che lavorano in Raselli perché tutti mi hanno dato una grandissima mano. E io vedevo negli occhi di tutti la voglia di fare, di andare avanti, di cercare di costruire ancora quello che avevamo costruito fino a quel momento lì Quindi mi dissi “è sbagliato pensare che non ce la possiamo fare, ce la facciamo tutti insieme.” E quindi decisi, visto che era già stato deciso tutti insieme, di raddoppiare lo stabilimento di Valenza, di lanciare comunque il raddoppio dello stabilimento; in un momento in cui non si sapeva veramente che cosa succedeva.
Perché quello che è successo nel post covid, l’abbiamo vissuto, ne abbiamo beneficiato, ma non è proprio banale perché durante il covid la visione nostra del lavoro non è quella che abbiamo avuto dopo. E anche ante covid lo scenario era completamente diverso.
Fu una decisione comunque sia che decisi di prendere -sono contento di averla presa – . Nel mentre il lavoro era cresciuto, quindi decisi: “Non mi fermo”.
Una nuova campagna di acquisizioni aziendali per incrementare la capacità produttiva.
Avviamo una campagna di acquisizione aziendale per incrementare la nostra capacità produttiva. In questo contesto, abbiamo acquisito una piccola azienda specializzata nella lavorazione del platino e un’azienda di produzione situata a 20 minuti da Valenza. Quest’ultima è stata mantenuta come unità distaccata dalla sede principale per beneficiare dei vantaggi derivanti da una localizzazione diversa dalla nostra principale.
2023-2024 siamo arrivati ad oggi
Il post covid è passato, gli sviluppi sono stati fatti l’ampliamento è stato completato ed è diventato completamente operativo, e oggi siamo circa 1000 dipendenti, con un fatturato complessivo intorno ai 200 milioni di euro e questa è la storia della Raselli Franco, dall’inizio alla fine, ad oggi.